Enoch A Patmos: In margine al cosiddetto "approccio canonico"

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Abstract

credo, come punto di partenza su cui possiamo ritenerci tutti d’accordo, valga la considerazione che, in una prospettiva storica, non abbia senso parlare di antico o di nuovo testamento – e ancor meno di “canone” – nel contesto culturale dei seguaci di Gesù nella seconda metà del primo secolo cristiano. Pare anche ovvio affermare che, quando gli autori del nostro nuovo testamento scrivevano le loro opere, il nuovo testamento ancora non esisteva. similmente, quelli che loro e i correligionari consideravano libri sacri, solo in parte corrispondono a testi che oggi fanno parte dei tre principali e diversi canoni cristiani dell’antico testamento (quello dei cattolici, quello dei protestanti, quello degli ortodossi). Fra le scritture ritenute autorevoli nel secondo tempio, è altamente probabile che i Libri di Enoch fossero accettati da alcuni dei gruppi giudaici dell’epoca e considerati controversi da altri. così, anche fra i seguaci di Gesù alcuni li accettavano (come appare nell’Epistola di Giuda e nella seconda di Pietro) e altri li contestavano (come l’Epistola agli Ebrei e, forse, Paolo). come risultato moderno di quelle discussioni antiche, i Libri di Enoch sono considerati oggi scrittura ispirata soltanto dalla chiese ortodosse d’Etiopia e di Eritrea, del cui canone fanno parte.

Original languageAmerican English
Title of host publicationTra pratiche e credenze
StatePublished - Jul 26 2017

Keywords

  • Theology
  • Modern Languages
  • Practice and Belief
  • Adriana Destro
  • Anthropology

Disciplines

  • Anthropology
  • Religious Thought, Theology and Philosophy of Religion

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